Scoperti meccanismi di interazione tra astrociti
e neuroni
DIANE RICHMOND
NOTE
E NOTIZIE - Anno XV – 30 settembre 2017.
Testi pubblicati sul sito
www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind
& Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a
fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta
settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati
fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il
cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
La cooperazione tra cellule
della glia e neuroni è cruciale per il funzionamento del sistema nervoso centrale
e interessa ambiti che vanno dalle basi biologiche dei processi mentali alle
basi patologiche delle malattie del cervello. L’interazione delle cellule
nervose con gli oligodendrociti nello sviluppo e con gli astrociti durante
tutta la vita, da più di un decennio impegna un numero notevole di gruppi di
ricerca in tutto il mondo che, accanto a nuovi dati e nuove acquisizioni,
propongono costantemente nuovi problemi e nuovi interrogativi di difficile
soluzione.
L’entusiasmo suscitato nei
primi anni dalla scoperta della gliotrasmissione,
in precedenza ritenuta esclusivamente un fenomeno di rilascio molecolare
collettivo da parte della rete astrogliale, è poi stato spento dalla difficoltà
di comprenderne la logica, i meccanismi molecolari e le effettive conseguenze
in termini di processi distinti da quelli neuronici. Allo stato attuale delle
conoscenze ogni scoperta, sia pur parziale, riguardante le molecole e i
processi implicati, assume un’importanza notevole.
Dieter Bruns, Yvonne Schwarz
e colleghi hanno delineato una dipendenza v-SNARE individuale dei processi di
rilascio degli astrociti, precedentemente non riconosciuta, e ne hanno
descritto l’impatto funzionale sulla segnalazione neuronica.
(Schwarz Y., et al. Astrocytes
control synaptic strength by two distinct v-SNARE-dependent release pathways. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi:10.1038/nn.4647, 2017).
La provenienza
degli autori è la seguente: Molecular Neurophysiology and Molecular Physiology,
Center for Integrative Physiology and Molecular Medicine, Saarland University, Homburg
(Germania).
La capacità degli astrociti di
comunicare mediante trasmettitori è per decenni sfuggita all’osservazione
sperimentale e, quando è stata scoperta all’inizio degli anni Novanta, è stata
messa in dubbio da molti, e da altri avversata con argomenti apparentemente
fondati. La ragione principale di questa difficoltà di riconoscimento è da
ricercare nei meccanismi di eccitazione dell’astroglia, diversi da quelli dei
neuroni: queste cellule, infatti, non generano potenziali d’azione e presentano
proprietà di membrana “passive”. Tali caratteristiche hanno portato i
ricercatori a considerarle cellule non eccitabili e perciò incapaci di
comunicare. Sono state di importanza cruciale le tecniche sviluppate per ottenere
immagini di fisiologia cellulare, e in particolare l’imaging del Ca2+, che ha
consentito di rilevare l’aumento della concentrazione del calcio intracellulare
in risposta a segnali chimici provenienti dall’ambiente circostante e, in
particolare, dalle sinapsi (Dani et al.,
1992; Porter e McCartney, 1996; Pasti et
al., 1997)[1]. Si è poi rilevato che il
crescere della concentrazione intracellulare di calcio negli astrociti
innescava il rilascio del trasmettitore con effetti di modulazione sulle
funzioni dei neuroni (Parpura et al., 1994; Bezzi et al.,
1998; Kang et al., 1998). Dati
iniziali suggerivano l’esistenza di cicli di comunicazione fra sinapsi ed
astrociti, che consentivano all’astroglia di esercitare un feedback inibitorio o un’accelerazione di impulsi alle sinapsi.
L’individuazione di questi fenomeni fisiologici ha dato origine al concetto di gliotrasmissione (Bezzi e Volterra,
2001), successivamente esteso a comprendere le azioni astrocitarie di feedforward, in cui un astrocita
risponde all’attivazione sinaptica rilasciando sul circuito sinaptico un
trasmettitore diverso da quello responsabile della sua attivazione.
Gli studi successivi hanno
accertato che le cellule astrogliali sono in grado di produrre molteplici
effetti sinaptici, esercitando influenze eccitatorie e inibitorie. Sono stati
identificati vari gliotrasmettitori, diverse vie di rilascio e una varietà di
bersagli sinaptici, che ci consentono di avere una prima impronta della
complessità della gliotrasmissione, governata dalla codifica astrocitaria del
Ca2+, le cui proprietà non sono ancora del tutto definite[2].
Non possiamo non citare, a
questo punto, il concetto introdotto provocatoriamente alla fine degli anni
Novanta di sinapsi tripartita
(Kettenmann et al., 1996; Araque et al., 1999; Volterra et al., 2002): il fenomeno di
comunicazione in corrispondenza delle giunzioni sinaptiche non è limitato ai
compartimenti neuronici pre- e post-sinaptico, ma si estende ai vicini processi
astrocitari provvisti di recettori per i mediatori sinaptici. È importante
ricordare che il concetto di sinapsi tripartita, sebbene esprima con enfasi la
partecipazione degli astrociti alla comunicazione interneuronica, non designa
una specifica unità anatomica, perché i rapporti morfologici fra gli astrociti
e gli elementi sinaptici differiscono notevolmente da circuito a circuito
(Ventura e Harris, 1999) e sono soggetti a cambiamenti dinamici (Oliet et al.,
2001).
Gli astrociti sono attivati
dalla funzione sinaptica: le prime osservazioni che dimostrarono chiaramente
questo fenomeno furono condotte su sezioni sottili di tessuto proveniente dalla
corteccia cerebrale, dall’ippocampo, dal cervelletto, dal nucleo accumbens e
dalla retina; l’attivazione era prodotta da glutammato, ATP, adenosina, GABA,
acetilcolina, noradrenalina ed endocannabinoidi. Studi seguenti, condotti su
animali vivi, hanno confermato che gli astrociti presentano elevazioni della
concentrazione di calcio intracellulare dipendente dall’attività neuronica, ma
soprattutto hanno dimostrato che tali fenomeni si verificano quale conseguenza
di una fisiologica stimolazione sensoriale o di un’attività locomotoria
dell’animale.
L’elevazione della
concentrazione intracellulare del calcio negli astrociti non è un fenomeno on/off, ma si manifesta con una gamma di
differenti patterns di elevazione,
che si ritiene abbiano vari significati, inclusa la genesi di vari tipi di
segnali per le sinapsi.
I gliotrasmettitori accertati
sono numerosi: glutammato, D-serina, ATP (spesso rapidamente metabolizzato ad
adenosina), GABA, eicosanoidi (acido arachidonico, prostaglandine ed EET) e la
citochina TNFα. Il meccanismo di rilascio del gliotrasmettitore mediante
esocitosi calcio-dipendente è quello meglio caratterizzato. In particolare,
sono state approfonditamente studiate in astrociti in coltura le vescicole
sinaptiche contenenti glutammato che, per il loro ridotto diametro rispetto a
quelle neuroniche, sono definite microvescicole
(SLMV, synaptic-like microvesicles).
Vi sono evidenze dell’esocitosi di D-serina mediante tali microvescicole, del
rilascio di peptidi (NPY) da granuli secretori e di ATP da lisosomi (Hamilton
& Attwell, 2010). Le microvescicole SLMV sono
state identificate e studiate nei processi astrocitari perisinaptici
nell’ippocampo adulto mediante tecniche immunoistochimiche che hanno consentito
di accertare che contengono glutammato (Bergersen et al., 2011), esprimono le proteine
trasportatrici vescicolari per il glutammato (VGLUT) e le proteine che
sostengono l’esocitosi regolata, quali v-SNARE VAMP3/cellubrevina[3].
Ma torniamo allo studio qui
recensito.
Dieter Bruns, Yvonne Schwarz
e colleghi riportano che gli astrociti esprimono la sinaptobrevina II e la
cellubrevina come proteine SNARE vescicolari funzionalmente non coincidenti,
rispettivamente sulle vescicole glutammatergiche e sulle vescicole LDC (large dense core) contenenti il
neuropeptide Y. I ricercatori hanno impiegato singoli mutanti null per Vamp2 (sinaptobrevina II) e per Vamp3 (cellubrevina), e i corrispondenti
composti mutanti null per i geni codificanti
entrambe le proteine v-SNARE, in una sperimentazione che ha consentito loro di
riconoscere dipendenze v-SNARE individuali per processi di rilascio
astrocitici, ed apprezzarne l’impatto funzionale sulla neurotrasmissione
neuronica.
Specificamente, Yvonne Schwarz e colleghi hanno dimostrato che la secrezione da
parte degli astrociti dipendente da cellubrevina del neuropeptide Y diminuisce la segnalazione sinaptica,
mentre il rilascio da parte di astrociti di glutammato dipendente da
sinaptobrevina II, accresce la
segnalazione sinaptica. Questi esiti sperimentali indicano la scoperta dei
meccanismi molecolari di due distinte vie di rilascio degli astrociti v-SNARE
dipendenti, che si contrappongono per il controllo della forza sinaptica nei
siti presinaptici, proponendoci la realtà di un vasto ambito da esplorare nella
comunicazione tra astrociti e neuroni.
L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla
lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE
E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).
La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.
[1] Per le indicazioni bibliografiche complete di questi studi, come per i successivi indicati in parentesi nel testo, si rinvia alla bibliografia di Andrea Volterra, Astrocytes: modulation of synaptic function and network activity, in Kettenmann & Ransom (eds), Neuroglia, 3rd edition, pp. 481-493, Oxford University Press, New York 2013.
[2] Cfr. Andrea Volterra, op. cit., p. 481.
[3] Cfr. Andrea Volterra, op. cit., p. 483.